La Cappellina dell'Immacolata


Prefazione
In occasione della inaugurazione dei quadri mariani della Cappella dell'Immacolata

Con grande gioia rivolgo il mio saluto più cordiale a tutti voi, carissimi parrocchiani di Tavazzano e di Villavesco, che avete con il vostro contributo realizzato un sogno di don Aurelio Vota, quello di vedere abbellita la Cappella dell’Immacolata.
Mi piace salutare e ringraziare con sentimenti di vivissima riconoscenza e profondo affetto il nostro carissimo pittore Alfredo Pettinari che è stato l’esecutore intelligente e appassionato del progetto artistico.
Ringrazio parimenti tutti coloro che hanno apportato la loro molteplice collaborazione perché quest'opera venisse attuata e offerta alla nostra contemplazione. Si tratta di un ciclo completo sulla Vita di Maria: l’Annunciazione, la Natività, la Deposizione, la Discesa dello Spirito Santo e l’Assunzione al Cielo della Beatissima Vergine Maria. Sono pitture a olio, su pannelli da 3,10 x 2,10 metri.
Entrando in questo Piccolo Tempio si è presi subito da un senso di intimo gaudio e di viva ammirazione. Noi veniamo da abitazioni che respirano il clima culturale di oggi: il senso della nostra civiltà odierna tecnica, precisa e funzionale. Varcando la soglia di questa Cappellina avvertiamo che si entra in un ambiente diverso, ma bello e profondamente suggestivo. Il nostro spirito è subito attratto soavemente dal fascino dell’arte, dell’armonia e della bellezza. Di quest’arte, che si coniuga sempre in maniera stupenda, non esteriormente ma intrinsecamente, con la fede.
Tra fede e arte c'è sempre stato uno sposalizio fecondo che ha dato luogo a opere meravigliose come questa. Perché? Perché la fede ha un rapporto intrinseco con l’arte. La fede apre al Dio che è Bellezza infinita.
Voi ricordate il genio altissimo di Agostino; genio intellettuale ma anche mistico che rivolgendosi a Dio lo chiama "Bellezza". Pochi di noi fanno questo; ma i geni che sono anche dei grandi mistici, penetrando nel mistero più profondo della realtà, sanno cogliere che all’ origine del mondo non vi è soltanto il progetto di una mente infinitamente sapiente, ma c’è soprattutto la Sorgente d’ogni bellezza. Così sant’Agostino poteva esclamare dal profondo del suo cuore: "Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai" (Conf. 10,27).
Ogni artista è qualcuno che sente il fascino della bellezza infinita e che tenta di tradurlo nelle immagini, nei suoni e nei colori, avvertendo però che la materia è sempre dura e refrattaria a modellarsi secondo la forma che contempla nel suo spirito. La sua manifestazione, la sua espressione costituisce un approccio sempre incerto e inadeguato ad esprimere la Bellezza in sè.
L’uomo è completo quando sa giungere alla sintesi di tutte le conoscenze. E per questo io vorrei dire anche: l’uomo che non sa gustare l’arte, l’uomo che non sa gustare la spiritualità, a mio modo di vedere, è incompleto.
Parlare di una società che ama e apprezza l’arte vuol dire parlare di un umanesimo più completo, più armonioso. Un’epoca, una civiltà è grande nella misura in cui sa produrre opere d’arte. Quando un turista intelligente va a visitare una città, visita soprattutto le opere d’arte, i grandi capolavori lasciati dagli artisti. Questo è molto importante.
Mi preoccupa una società in cui ci sono pochi artisti e si producono poche opere d’arte. Mi preoccupa una società che non sa costruire chiese belle come quelle medioevali. Vuol dire che il concetto dell’uomo è povero, non è completo, non è così ricco come noi pensiamo.
Allora, l’avere rivestita di splendida bellezza questo gioiello d’arte, che sarà d’ora innanzi la nostra Cappellina, è per tutti noi un godimento, e insieme un richiamo a questi grandi valori dell’umanità, che sarebbe davvero triste se venissero meno.
Ora in questi quadri noi ammiriamo Maria, la Madre di Dio, che ha dato un volto a Dio, che lo ha reso umano, nostro fratello. E Cristo, che da Lei nasce, viene per restaurare il capolavoro di Dio che è l’uomo. Scende nel sepolcro dove l’uomo giace sfigurato per restaurarlo nella sua bellezza divina, come immagine di Dio che è Bellezza di ogni bellezza.
Ecco allora perché questa Cappellina dell’Immacolata ha un grande significato: noi abbelliamo i templi che fanno risplendere un raggio della gloria infinita di Dio, ma in questi templi incontriamo il Redentore dell’uomo; di quell’uomo che tante volte ha bisogno di essere restaurato. Pensiamo a tante persone che hanno bisogno di essere rinnovate: i giovani in preda alla droga, le tante persone sfigurate dal dolore. E pensiamo soprattutto all’uomo che giace nel sepolcro morale, spirituale, e alla morte fisica che è la dissoluzione dell’essere.
Ecco: chi ha fede, contemplerà la Vita di Maria, qui mirabilmente riassunta, e incontrerà il suo divin Figlio Gesù Cristo, incontrerà Colui che è capace di restaurarlo e rinnovarlo nel suo essere per riportarlo alla gloria della risurrezione, che sarà bellezza incorruttibile.
Anche l’Arte può e deve essere ricondotta alla sua origine, al suo primo principio, che è Dio. Anzi, nel Figlio di Dio, come Logos Incarnato, si compendia tutta la bellezza del Padre. Il volto di Dio è infinita Bellezza, come la sua mente è infinita Verità, come il suo cuore è infinito Amore. Anzi: nell’infinita essenza di Dio, Verità, Bontà e Bellezza esprimono i diversi aspetti di un’unica realtà: l’Essere infinito, che è Dio, è anche infinita Bontà, infinita Verità, infinita Bellezza.
Come capite, in questo ciclo di tele, che ha raggiunto vette artistiche altissime, abbiamo voluto "ricapitolare ogni cosa in Cristo" e abbiamo voluto richiamare l'arte alla sua prima, alla sua più alta origine, che è Dio: il Dio Trino e Unico, il cui volto ci è stato rivelato dal Cristo, bellezza incarnata, donato al mondo da Maria.
Grazie ad Alfredo, geniale nella sua pittura, che ha aperto uno squarcio in questo mondo di infinita bellezza.

Don Gianfranco Pizzamiglio


Presentazione

La Cappella dell’Immacolata, recentemente e magistralmente dipinta da Alfredo Pettinari, attende il nostro ingresso e ci prepara il dono mirabile della nuova veste pittorica.
Quali sono le nostre attese e quale il nostro atteggiamento nell’accostarci ad essa? Quello del cultore appassionato dell’arte che vuole coglieme le suggestioni?
Quello del visitatore ansioso che con un colpo d’occhio abbraccia la varietà policroma delle figure e ne è colpito e ammirato?
Quello dell’osservatore attento e paziente che si sofferma sulle immagini e ne coglie le espressioni più intense?
Tutti questi atteggiamenti sono preliminari e servono ad introdurci in un percorso più profondo e meditato, in un tragitto ideale da percorrere con lo sguardo dell’anima e che potremmo convenzionalmente definire "Via Lucis", "Via della Luce".
Lo splendore della luce parla a tutti di vita, di infinito, di Dio. "Nella tua luce vedremo la luce", recita il Salmo 36.
E la luce è presente in tutti i dipinti con una gradazione simbolica che ci immerge nelle tappe salienti della storia della salvezza dispiegata nella vita di Maria, e ci guida al fulcro dì essa, la venuta di Cristo, Luce del mondo.


L'Annunciazione

Incominciamo la nostra via della luce, partendo dal quadro dell'Annunciazione e contemplando, con Maria, la luce dell'annuncio. La luce, infatti, campeggia nel dipinto con una radiosità nitida, con un fulgore ampio, ma al tempo stesso soffuso, quasi a circonfondere il velo del mistero che si sta dischiudendo, per lasciar irrompere sulla terra il divino, il trascendente.
L'Angelo ha tratti evanescenti, bellissimi, è immerso nella luce, è una creatura di luce, è incorporeo, ha un viso di giovinetto.
Sul volto di Maria si rifrange questo fulgore che dona nitore espressivo alla freschezza dei suoi lineamenti. Leggiamo in esso, e nelle mani raccolte sul petto, lo stupore trepido di fronte all'elezione divina. Le mani congiunte sul petto simboleggiano la custodia fedele del mistero, l'accoglienza intima di esso. La luce si proietta su di esse, a significare l'immersione dell'uomo nella luce di Dio.


La Natività

Il secondo quadro è quello della natività.
Il fascio di luce calda e avvolgente che squarcia le tenebre circostanti evidenzia sapientemente la centralità di Gesù nella scena raffigurata.
Il Bambino è appoggiato sulle ginocchia della Madonna, come se stesse nascendo in quel momento dal suo grembo. La maternità di Maria si prolunga nel tempo e si ripete per noi. Da questa natività fluisce l'onda della salvezza, che glorifica ogni altra nascita.
Il Volto della Madonna ha tratti orientaleggianti, è veramente il volto di una fanciulla ebrea, appartenente al popolo scelto da Dio per il suo progetto di salvezza. L'espressione è di beatitudine, di letizia intima, profonda, ineffabile.
Accanto a Maria e al Bambino vediamo Giuseppe, in atteggiamento di stupita adorazione e vigile protezione. Queste dimensioni vengono indicate dalle sue robuste mani raccolte sul petto, ormai pronte, dopo l'irruzione dell'Angelo nella sua vita, ad accogliere la missione, a custodire la famiglia, a prodigarsi operosamente per lei. E' ormai il padre scelto da Dio per crescere Gesù.
Tra il gruppo composto da Maria, Giuseppe e dai Pastori che rendono omaggio a Gesù e quello degli altri pastori che paiono sbucare dalle tenebre, c'è uno stacco netto creato dall'alternativa della luce e dell'ombra.
Il grembo di Maria appare nel quadro come un roveto ardente in cui brilla il Sole senza tramonto: Gesù Cristo.


La Deposizione

Contempliano la luce di Cristo, che non si spegne con la morte. Egli è "Il sole perfetto del giorno senza tramonto".
Il terzo quadro, la Deposizione, ci introduce in un contesto planetario.
La morte di Gesù è raffigurata, qual è veramente, al centro della storia, a significare che qui, sul Calvario, si attua in pianezza il disegno di Amore iniziato nella mangiatoia di Betlemme. Pittoricamente, è una deposizione atipica, ma scenicamente suggestiva.
Non vi appare la Croce, e la Passione è richiamata dalla corona di spine grondante di sangue che appare in basso a sinistra, oltre che dal volto emaciato e dal corpo tumefatto di Cristo.
La figura e i lineamenti di Gesù, contratti dalla sofferenza, condensano e rappresentano tutto il dolore umano: la spoliazione, l'umiliazione, la morte, lo sprofondarsi nel baratro della miseria e del vuoto. Eppure il sudario che avvolge il corpo è immerso nella luce e l'espressione del volto e del corpo di Gesù è quella di un totale abbandono e di una piena comunione con il Padre.
Il volto della Madre Addolorata è di un'intensità drammatica: è un volto desolato, con occhi senza più lacrime, ma è assente in esso lo sconvolgimento della disperazione. Anche se il cuore è trafitto dalla spada del dolore, l'atteggiamento è composto, raccolto.
Giovanni, l'apostolo prediletto<7b>, in piedi, ha uno sguardo impietrito, pare non abbia più labbra per parlare, nè occhi per vedere, quasi avesse perso la propria vita. Il suo protendersi verso il Maestro denota tutto l'accasciamento della persona, ma anche la premura vigile, affettuosa, infinitamente devota verso l'amico perduto.
Le tonalità del quadro sono scure, giocate sulle gradazioni del marrone e del nero, ma una lama di luce percorre l'orizzionte: è l'annuncio della imminente risurrezione! un mondo vecchio sta per finire e ne fiorisce uno nuovo. La speranza si fa realtà, perchè il dono ha raggiunto il suo vertice.


La Discesa dello Spirito Santo

Il quarto quadro raffigura la Discesa dello Spirito Santo. Maria campeggia nella scena, attorniata dagli Apostoli, ma le lingue di fuoco visibilizzano la centralità dello Spirito Santo come vero protagonista dell'esperienza di fede vissuta da ciascuno degli astanti.
La figura della Madonna è maestosa, avvolgente, il volto, giovanile nei tratti, ha la maturità di chi è passato attraverso la sofferenza e l'ha filtrata alla luce della confidenza totale in Dio.
Al lato sinistro di Maria, scorgiamo l'apostolo Pietro, la pietra della Chiesa, il pastore, a cui Cristo ha affidato il gregge e, insieme, colui che rappresenta l'umanità di fronte a Cristo. Accanto a lui, il discepolo che Gesù amava, Giovanni, che pare qui quasi l'ispiratore di Pietro. Si contrappongono nelle due figure, o meglio si integrano, non solo la gioventù e la maturità d'anni, ma anche la profezia e l'autorità. Le mani di Giovanni paiono proprio esprimere questa funzione di accompagnamento, di sostegno dell'autorità, di conforto nel governo mediante la forza della profezia.
A destra della Madonna (per chi guarda), Giacomo e Andrea, mentre Filippo e Bartolomeo sono all'estrema sinistra. Tommaso è collocato un pò più verso il centro. Si delinea simbolicamente, a partire da lui, un triangolo rovesciato. Gli estremi della base sono costituiti da Tommaso e da Matteo, il vertice da Simone il Cananeo. Le mani di Simone sono raffigurate nel gesto dell'imposizione, che è segno del potere di trasmettere lo Spirito Santo, donato da Gesù agli apostoli.
Gli altri apostoli sono: Taddeo, alla destra di Matteo e in basso, sempre a destra, Mattia e Giacomo di Alfeo.


L'assunzione in cielo della Beata Vergine Maria

Nell'ultimo quadro è raffigurata Maria Assunta in cielo.
Numerosi elementi pittorici suggeriscono con chiara evidenza il passaggio della Madonna attraverso le tenebre della morte e il suo assurgere glorioso alla luce di Dio.
Uno squarcio di luce penetra la morte.
E' un fascio conico, splendente, che si allarga progressivamente ed è ripreso, al contrario, nel manto, il cui lembo inferiore dai toni cupi degrada nell'azzurro e acquisisce, salendo, tonalità brillanti che rifrangono la luce circostante.
Maria pare quasi un "bozzolo che si schiude" per accogliere la luce che l'avvolge e la trasfigura.
Le mani stesse sembrano raccoglierla e pare che ci indichino il termine ultimo della vita, cioè la vita in Cristo, piena, perfetta ed eterna e la gloria a cui può giungere la creatura che si lascia penetrare completamente dalla redenzione da Lui operata.
Sta uscendo dal manto, quindi da ogni riferimento a realtà umane, transitorie; con una mano lo trattiene, mentre con l'altra è già libera. Simbolicamente possiamo leggervi il passaggio graduale dalla morte alla Vita.
Intorno, la corona degli Angeli, figure evanescenti, dai tratti dolcissimi. Paiono quasi intonare una celestiale sinfonia ed esprimere lo stupore adorante delle milizie celesti di fronte al compimento della redenzione di Cristo, che esprime in Maria la sua fecondità ed attua il primo turgido frutto.
Maria ha camminato come noi nella Fede, nella Speranza e nella carità. Perciò è per noi la via per andare al Signore, e ci sta ora davanti come segno di sicura speranza, come la "porta" per andare in cielo.





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