Storia della chiesa di Villavesco

Intendiamo descriverne soprattutto l’evoluzione che ha subito nel tempo.
Percorsa la navata centrale, ci affacciamo alla Cappella della Beata Vergine del Rosario che si trova, ponendo le spalle all’altare maggiore, sulla destra.
Retrocedendo negli anni, possiamo vedere i numerosi cambiamenti che hanno avuto luogo.
Nel 1770, ad esempio, si sarebbe presentata così ai nostri occhi:
Fuori dal presbiterio nella parte destra c’era la cantoria col suo organo e, sotto, l’uscio che conduceva alla cantoria, e un confessionale "con la tabella dei Casi riservati interiormente". C’era poi la cappella della Beata Vergine del Rosario con la statua. Nello sfondo della nicchia vi erano dipinti quindici misteri e nei due lati fuori dai gradini vi erano quattro statue di legno, una di S. Domenico, l’altra di S. Rosa e di due angeli.
Invece nel 1665, anziché la statua di S. Rosa, era presente la statua si S. Caterina da Siena e nel 1660 erano solo due le statue che accompagnavano la scultura principale, una attribuita a S. Giovanni e l’altra alla Beata Vergine.
Un documento dell’ottobre 1798 ci riferisce la sostituzione dell’altare, realizzato non più in legno, ma in marmo ed anche la sostituzione della statua della Beata Vergine del Rosario. Un altro inventano esteso in occasione della Visita Pastorale del Vescovo Domenico Maria Gelmini ci descrive la cappella come era nel 1873:
sopra l’altare una nicchia su piedistallo di marmo con un arco pure di marmo, circondato da quindici quadretti rappresentanti i quindici misteri del Santo Rosario. Nella nicchia una bella statua di legno dorato con un manto azzurro stellato rappresentante la Beata Vergine del Rosario. Ai lati della nicchia due statuette di legno, l’una rappresentante il fondatore del Rosario S. Domenico e l’altra S. Rosa da Lima.
Lasciata la cappella della Beata Vergine del Rosario, troviamo un’immagine della Madonna delle Grazie dipinta sul muro. Quest’immagine si trova nell’inventano del 1695 e del 1700. Secondo la tradizione questa immagine era stata dipinta nel cimitero di Tavazzano Vecchio in un luogo chiamato il "Marisco Paludoso". Quando il cimitero fu demolito, l’affresco insieme a parte del muricciolo cadde nella roggia Molina. Recuperato fu portato in chiesa.
Poco più avanti ci troviamo davanti all’Altare della Beata Vergine Addolorata detto anche, in passato Altare della Passione.
Sentiamo il resoconto dell’inventano del 1770.
Cappella con altare e nicchia di marmo ospitante la statua di Maria Vergine che sostiene il corpo morto di Cristo.
Invece nel 1695 la cappella si presentava così:
Altare della Passione sul quale si trovava un’urna contenente la statua del Crocifisso. Sempre dalla parte destra il Battistero con un vaso di marmo sul quale era conservato un recipiente per gli oli santi.
Il riferimento al Battistero non è casuale, difatti trentacinque anni prima (nel 1660) vi era la cappella del Battistero.
L’archivio conserva i documenti relativi ai lavori per l’erezione dell’altare della Passione e del conseguente spostamento del Battistero. Come prassi, per eseguire i lavori era necessaria l’autorizzazione della Curia. Questa incaricò il Rettore della Chiesa di S. Pietro in Campo di Quartiano, Don Andrea Visiolo, di effettuare un sopralluogo. La visita si concluse con un giudizio positivo, Il 17 marzo 1674 da Lodi giunse l’invocata autorizzazione. Il passo successivo, dopo l’esecuzione dei lavori, fu quello di chiedere la licenza per celebrare la Messa all’altare della Passione. Il Vescovo delegò, per la benedizione, Il Vicario Foraneo.
Quasi un secolo più tardi il Parroco e il popolo di Villavesco fecero fare una statua rappresentante Maria Vergine Addolorata, ed un crocifisso da utilizzare nelle processioni. La nuova statua venne collocata nell’altare della Passione.
Così si presentava l’altare nel 1873:
l’altare tutto di marmo con il gruppo della Beata Vergine Addolorata che porta alle ginocchia Gesù deposto dalla Croce. Sull’altare il tabernacolo di marmo con portina di legno.
L’inventano in questione riporta anche la presenza di S. Anna madre di Maria.
Negli anni Quaranta furono compiuti lavori in chiesa e alla Madonna Addolorata.
Si pose la statua su di un piedistallo senza nicchia inquadrandola in un quadro di sfondo e utilizzando, come nicchia, l’abside stessa della Chiesa.
Tale opera era provvisoria e prevedeva la costruzione della nicchia in marmo con apposito altare e le scale in marmo ascendenti alla nicchia stessa.
La statua venne portata a braccia d’uomini, sebbene fosse pesantissima. Il Prevosto quella sera non poté tacere e invitò tutti i presenti ad elevare l’inno di ringraziamento ed aumentare la propria fiducia nella protezione della Madonna. Si ricorda anche che in quel giorno, l'1 settembre, il Sommo Pontefice aveva lanciato a tutto il mondo il suo radio messaggio invitando governanti e nazioni alla pace.
Proseguendo, transitiamo idealmente sotto l’organo Prestinari con la cantoria (costruita nel 1840) e giungiamo alla cappella di S. Carlo Borromeo, già descritta nell’inventano del 1660: La cappella di S. Carlo con una statua di legro dipinta con una nicchia di legno senza colori. Nel 1695 la cappella si presentava senza grosse modifiche.
L’inventano del 1770 aggiunge alcuni particolari. La nicchia è dipinta e reca sul davanti dei vetri e una tendina. L’altare è di legno dipinto con un gradino, sul quale vi sono la croce e due candelieni di ottone. In un armadio è riposto il gonfalone di damasco cremisi che serve per le processioni.
Secondo l’inventano del 1770, usciti dalla cappella di S. Carlo, si transitava ai piedi del vecchio pulpito, che nel 1840 verrà trasferito al posto del vecchio organo. Subito dopo vi era la cappella di S. Antonio da Padova verso l’Altar Maggiore, con la statua del santo in una nicchia nel muro. L’altare era di legno con due gradini dipinti e la cappella era chiusa da una balaustra di marmo.
Nel 1873 la statua di S. Antonio risultava bisognosa d’essere restaurata e quindi nuovamente benedetta. Ciò avvenne il 15 giugno dello stesso anno.
Il quadro di S. Bassiano, oggi, è situato dove in passato vi era il pulpito, tra la cappella di S. Carlo e quella di S. Antonio. Il periodico della Parrocchia di Villavesco "L’Apostolo in famiglia", negli anni Quaranta ce lo descrive: "E’ di vaste dimensioni, dipinto ad olio su tela, S. Bassiano è raffigurato vestito pontificalmente con il tradizionale cervo ai piedi. La tradizione afferma che fu portato nella chiesa parrocchiale dall’Oratorio di Pezzolo o dalla chiesa di Tavazzano Vecchio. In tempi passati venne abbandonato in un ripostiglio della chiesa; attualmente, restaurato, è appeso alla parete sovrastante la porta della sagrestia".
Il quadro raffigurante la Madonna Assunta è una pala lignea e, come il quadro di S. Bassiano rimase a lungo chiusa in un ripostiglio. Dice "L’Apostolo in famiglia": la Madonna è scolpita in legno con gli angeli che la sorreggono e circondano. E’ un bel barocco; non si conosce la sua origine, però deve essere certamente del secolo XVI. Nel 1881 il quadro, di larghe dimensioni, giaceva dimenticato nel solaio della chiesa. Il Vescovo di allora, Monsignor Gelmini, in visita pastorale a Villavesco, domandò al Parroco Don Frignani come mai nella chiesa parrocchiale non vi fosse statua o immagine del titolare, l’Assunta. Il Prevosto si ricordò di questo quadro, lo fece restaurare a Lodi e, dopo una solenne cerimonia, lo rimise in venerazione. La pala, oggi poggia al di sopra dell’entrata della sagrestia.
Negli inventari sopra citati vengono riportati quadri oggi non più presenti nella parrocchiale. L’inventano del 1695 scrive di una "Imago pacis" e di una immagine della Santa Vergine. Un inventano del 1803 fa riferimento alla presenza di quattro quadri nella cappella di S. Antonio, mentre nel 1873 se ne trova uno solo. Infine quest’ultimo inventano ci informa che, dirimpetto al pulpito, sopra l’uscio che immette nella sagrestia, stava appeso un largo quadro rappresentante Maria Vergine sotto la croce.
La nostra passeggiata si chiude con una visita all’Altare Maggiore e al coro.
Dopo i lavori di rifacimento della chiesa parrocchiale compiuti a metà del Seicento, nel 1733 la fabbriceria decise di far costruire un altare nuovo. La balaustra che chiude l’altare fu rinnovata invece nel 1717. Giudicata troppo rozza, si prospettò di sostituirla con una di marmo più fino. Contemporaneamente si spostò in avanti l’altare, per dare più spazio al coro troppo angusto.
L’inventano del 1770 lascia dell’altare la seguente descrizione: sull’altare di marmo vi è la custodia del Santissimo Sacramento. Sopra di essa il tabernacolo con otto colonnette, tutto di marmo e con croce dorata al di sopra. Davanti ad esso vi è un altro tabernacolo amovibile di legno dorato, di utilizzo più agevole per l’esposizione del Santissimo Sacramento. Lateralmente al tabernacolo, due gradini di marmo per parte e due angeli di cotto. Sotto l’altare quattro reliquari di legno argentato a forma di busto, contenenti le reliquie dei Santi Antimo, Donato, Vincenzo e Giusto. Dietro al tabernacolo pende un canopeo di seta color d’oro e, per ogni lato dell’altare vi sono due tende di seta sostenute da bacchette di ferro. Un candeliere alto d’ottone dalla parte del Vangelo per il cero pasquale. Dalla parte dell’epistola, un ripostiglio dove è riposto il campanello per la Messa. Nel mezzo del coro è dipinta l’immagine di Maria Vergine Assunta. L’altare è chiuso con balaustre di marmo e antine di ferro dipinto.
L’inventano del 1873 completa la descrizione: l‘Altare Maggiore è chiuso dai suoi cancelli di marmo broccadello in venti colonnette intercalate dalle rispettive inferriate. Ai lati del tempietto si innalzano due statue d’angeli. L’altare è di marmo nero con due gradini ornati d’arabeschi pure di marmo a vari colori. Sopra l’arco maggiore pende un crocifisso opera del Ferrabini, pittore di Lodi. Ai due lati dell’Altare Maggiore stanno appesi alle pareti i due quadri di legno dorati rappresentanti i Santissimi Cuori di Gesù e di Maria.



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