Le origini del paese di Villavesco

Lo storico lodigiano Giovanni Agnelli riporta un documento del 29 marzo 994,nel quale Andrea, vescovo di Lodi, donava molti beni alla Basilica suburbana di S. Bassiano, presso Lodi per il mantenimento dei sacerdoti e per altre opere pie. Il vescovo, che probabilmente, come i suoi predecessori, possedeva terreni in Villavesco, fece dono alla Basilica stessa di uno di essi, posto in un luogo chiamato Fossa. Circa l’origine dei nomi, pare chiara la derivazione VILLA EPISCOPI (Villa del Vescovo), mentre più oscura appare la denominazione FOSSA, che proverrebbe da un avvallamento del terreno, ipotesi avvalorata dalle conformazioni del fiume Sillaro descritte, sempre dall’Agnelli, come "scaglionate a guisa di terrazzi". Un passo ulteriore verso la scoperta delle origini della comunità proviene da una dichiarazione di obblighi di fedeltà deI 1189. Il documento riporta le decime che i Signori di Salerano dovevano ad Alberico II, vescovo di Lodi, dai territori di Antignatica e AD VILLAM EPISCOPI. Nel 1609 vi possedeva grosse entrate la Commenda di S. Celso di Milano; anche il monastero di S. Giovanni Battista di Lodi vi possedeva 1323 pertiche di terreno, oltre all’Abbazia sei Santi Bassiano e Fereolo. Il 18 maggio 1657 fu dato in feudo alla famiglia Buttintrocca lodigiana, indi ai Rezzonico di Milano, che lo tennero fino alla soppressione dei feudi. Prima che i bersaglieri entrassero in quel di Porta Pia, il 24 gennaio del 1869, il territorio del Comune di Villavesco si accrebbe di parecchio, perché vi fu annesso il comune di Pezzolo di Tavazzano. Ma ora tralasciamo i passaggi avvenuti tra i Comuni soppressi, perché già li abbiamo descritti nel resoconto della storia di Tavazzano. Possiamo dire che nessuno avrebbe immaginato che Villavesco sarebbe arrivata ad avere meno degli abitanti di Pezzolo e che una delle frazioni quasi sconosciute sarebbe diventato uno dei centri più grandi dell’alto Lodigiano. Ma Tavazzano aveva anche la stazione ferroviaria e dì lì passava anche la Via Emilia. E questa rete ferroviaria, unita a un'arteria che congiunge Milano a Piacenza, iniziò ad attirare abitanti, come una calamita. Questa predominanza numerica, come ben sappiamo, fece sì che nel 1963 Tavazzano divenisse Comune, con la denominazione che già conosciamo. Per tanti anni l’amministrazione comunale si pose il problema di come utilizzare il vecchio municipio. Inizialmente vi trovò sede una scuola professionale il "Pacinotti" di Lodi. Ma poi la scuola venne chiusa, con grande rammarico degli studenti. Le motivazioni opposte dal Preside facevano riferimento allo scarso numero degli iscritti. Inutile l’intervento di una delegazione di genitori, accompagnata dall’assessore alla Pubblica Istruzione Giorgio Cavalli, latrice di una richiesta di sbloccare la situazione, rivolta alla sede del "Pacinotti" di Milano. Sul finire degli anni Settanta il vero problema di Villavesco era il timore di trasformarsi in un agglomerato di cascine. Riferivano i giornali lodigiani nell’ottobre del 1982: "Oggi Villavesco conta 287 abitanti, e Tavazzano è sui 3500. Mentre Villavesco è pieno di case vecchie e decrepite, Tavazzano è stracolmo di abitazioni nuove, palazzoni che sono sorti insieme a ville nuove e condomini. Ma Villavesco non deve morire. In loco ci sono cinque grandi aziende, due sono affittuari e tre proprietari". In effetti, questo non è avvenuto grazie alla volontà delle amministrazioni di sinistra del passato e del presente, che si sono proposte di salvare Villavesco creando uno sviluppo urbanistico che lo unisca a Tavazzano.


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